Tipologie di semi di cannabis: quali sono?

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Il mondo della cannabis è oggettivamente ricco di fascino e anche di espressioni tecniche che è importante conoscere. Altrettanto lo è informarsi, prima di acquistarli sempre facendo riferimento agli e-commerce di seeds bank referenziate come Sensoryseeds, sulle varie tipologie di semi.

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Partiamo ricordando le basilari differenze tra semi femminizzati e regolari. I primi, decisamente più facili da coltivare rispetto ai secondi e facilmente gestibili, quando la legge consente di farlo, anche da parte dei coltivatori domestici alle prime armi, si contraddistinguono per il fatto di essere il punto di partenza per la nascita di piante che, al 99%, sono di sesso femminile.

 

Non è un particolare da poco se si considera che solo le piante di questo tipo sono in grado di produrre cime ricche di cannabinoidi e terpeni.

 

Esiste poi un’altra angolazione da considerare quando si parla di tipologie di semi di cannabis e riguarda la possibilità di procedere o meno settando i cicli di luce.

 

Nel caso dei semi di cannabis fotoperiodici, macro categoria sotto alla quale è necessario includere, per esempio, i semi femminizzati, è sì necessario impostare uno schema di illuminazione in quanto la pianta, per poter crescere, è vincolata all’alternanza tra luce e buio.

 

Tra le diverse opzioni che si possono considerare quando si parla di schemi di illuminazione per la cannabis fotoperiodica, il ciclo 12:12 è tra i più apprezzati.

 

A cosa si deve la sua popolarità? Innanzitutto al fatto che, nel momento in cui lo si chiama in causa già dalla semina, si riesce a risparmiare tempo bypassando una grande parte della fase vegetativa.

 

In generale, le piante di cannabis che crescono a partire da semi fotoperiodici sono più semplici da manutenere. Essendo le loro chiome di dimensioni ridotte, il tempo da dedicare alla defogliazione è ridotto.

 

Altre tipologie

Proseguendo con il nostro piccolo viaggio alla scoperta delle principali tipologie di semi di cannabis, troviamo gli autofiorenti.

 

Il percorso che ha portato alla loro creazione ha avuto inizio negli anni ‘70, con diversi esperimenti da parte di breeder intenzionati a ottenere ibridi stabili e caratterizzati dalla presenza di una varietà specifica. Parliamo della cannabis ruderalis, ceppo originario di una zona del mondo climaticamente molto particolare come la Siberia.

 

Qui, per far fronte alle pesanti gelate e alle numerose ore di buio, la pianta si è adattata arrivando a crescere in fretta e a resistere anche in suoli considerati ostili da diverse altre specie vegetali.

 

A differenza delle piante di cannabis fotoperiodica, quelle derivanti da semi autofiorenti non richiedono particolari attenzioni dal punto di vista della regolazione del ciclo di luce.

 

Per questioni di risparmio in bolletta, va benissimo adottare il già menzionato schema 12:12.

 

In fase di coltivazione, fai attenzione a non rinvasare troppo le piante di cannabis nate da semi autofiorenti. Il rischio, facendolo, è quello di compromettere la loro crescita.

 

Le autofiorenti tollerano infatti male i rinvasi e ciò è dovuto al loro ciclo di crescita estremamente rapido.

 

Genetiche

Concludiamo con un cenno alle genetiche. Oltre alla ruderalis, è possibile citare le seguenti opzioni.

  • Cannabis indica, genetica che, quando viene coltivata, si presta molto bene alle esigenze di chi punta a vivere i momenti di consumo nel corso delle ore serali.
  • Cannabis sativa: i semi di questa genetica sono il primo passo per arrivare a piante che garantiscono un piacevole effetto energizzante. Rientrano tra le varietà legate alla genetica sativa i ceppi di cannabis per i quali si parla di un vero e proprio effetto psichedelico.
  • Ibridi: sotto a questo cappello rientrano la maggior parte dei ceppi di cannabis disponibili oggi sul mercato. A essere unite tra loro, in percentuali diverse, sono soprattutto la indica e la sativa.

 

Nel caso degli ibridi, il processo di crescita è fortemente legato alle peculiarità genetiche.

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